“La solitudine che permea questa società è avvilente.
Da tempo sostengo che tale condizione, quando non desiderata, porta le
persone ad un livello di tristezza ed autocommiserazione senza pari.
Eppure basta uscire di casa per andare al supermercato per rendersi conto
di quanto tutto questo sia reale. La nostra impotenza combatte con la necessità
di mantenere le distanze da tutto ciò che genera in noi possibile dolore.
Una donna anziana che fa la spesa. Compra una barretta di cioccolata.
L’occhio cade inevitabilmente dentro il carrello. Pochi cibi. Scelti
accuratamente. Questa è la prima impressione.
Superficiale.
Le guardo la gobba e subito i piedi. Scarpe di una volta, di quelle nere di
cuoio.
Ferma una commessa.
La ragazza, avvilita dall’ennesima interruzione del suo lavoro, le risponde
in maniera sbrigativa.
E pensare che quell’informazione le serviva davvero.
Ecco questo mi ferisce davvero della società.
Tutti noi. Binari che non si incontrano mai.
E andiamo avanti.
Guardiamo telegiornali che non sanno se far ridere o piangere. Notizie
senza spessore combattono con le più terribili dichiarazioni. Tutte raccontate
con lo stesso tono di voce.
Allora questi poveri anziani si ritrovano a chiacchierare con lo schermo
ventiquattro pollici. È un dialogo a senso unico, ovviamente.
Questa è la verità. Ed è talmente incarnata nel nostro esistere da non
spaventare nemmeno più. Distanze su distanze. Paura della vita. Quello si,
forse perché tra i mille impegni non abbiamo ancora capito di cosa si tratti.
Certo, non è mai troppo tardi. Ma non basta capirlo. Troppo facile.
Siamo bravi a fare i filosofi quanto ad ignorare gli occhi di un cane sul
ciglio della strada. E allora? Dove vogliamo arrivare? Al baratro più profondo.
Il lavoro che mi propongo di fare è quello di Ascoltare.
Non Ignorare ma Ascoltare.
Non Giudicare ma Ascoltare.
Non Vedere ma Guardare.
Francesco ha due gambe sottili sottili e si aiuta nel camminare con un
bastone a tre piedi.
La vita ci porta anche lì.
Ci rende schiavi degli altri.
Allora l’unica cosa che conta è sapere di aver fatto ciò che l’istinto
chiamava, quando era il momento. Il pubblico non serve più.
Dobbiamo vivere.
Solo vivere, non abbiamo scuse.”
da Come i binari.